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19 MARZO

 

Essere giovani è la cosa migliore che ti possa capitare, se sai sfruttare l'occasione. La parola d'ordine è: Ribellione! Mettere tutto in discussione. Chiedersi il perché di ogni regola, comprenderne l'utilità per valutarne a fondo il significato sociale. Perché ciò che "gli adulti" chiamano "incoscienza" è quella forza prorompente, l'unica, che può davvero ribaltare il tavolo. L'esperienza insegna? Un paio di palle! L'esperienza ti rende spesso pavido, ti piega le gambe e ti costringe a sopravvivere.

Sono stato giovane anch'io ed ero un cavallo imbizzarrito, un toro nell'arena, un inconsapevole iconoclasta. Ma non potevo rassegnarmi all'idea di essere carne da macello. Volevo la Rivoluzione. Quanto invidiavo i figli del Decadentismo, della Scapigliatura, la Bohème... però mi sarei accontentato di vivere almeno il '68 da studente attivista! E invece niente, ero troppo piccolo a quei tempi. Attraversai la mia adolescenza negli anni '80, durante la ripresa economica, che ci comprò tutti, o quasi. Ma chi è ribelle davvero lo è sempre, anche con le timberland e il piumino ciesse. Pure col vespone da pariolino. Io, il mio, lo pitturai tutto di rosa, nel giugno del 1981! Ma, seppure in controtendenza (il vespone, di quel colore, era da "frocio"), come grido di battaglia risultava assai scarso. Ci voleva qualcosa di veramente rivoluzionario. E finalmente, tempo dopo, il lampo di genio: diventare PADRE! Disegnare senza schemi su una lavagna completamente pulita, seguendo le proprie convinzioni, per proiettare nuove vite nel tessuto sociale che, magari un giorno, avrebbero potuto fare la differenza.

– I tuoi figli non sono figli tuoi. Sono i figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo ma non li crei. Sono vicini a te, ma non sono cosa tua. Puoi dar dimora al loro corpo ma non alla loro anima, perché la loro anima abita nella casa dell'avvenire, dove a te non è dato entrare. Puoi cercare di somigliare a loro ma non volere che somiglino a te. Perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.

Tu sei l'arco che lancia i figli verso il domani. – 

 

Lessi questo breve testo su una locandina appiccicata con lo scotch alla parete del consultorio di Ladispoli, quando ero molto giovane. Sono pensieri di Kahlil Gibran, e li so a memoria. Mi hanno cambiato letteralmente la vita. Perché la festa del papà, per quanto mi riguarda, è la festa dei figli.

Così ho fatto di tutto per non tendere loro la trappola dell'asfissiante gratitudine.

Ma com'è doloroso, a volte, constatare di esserci riuscito...

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