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FIGLI DI UN SACRIFICIO MINORE

 

Durante una delle nostre lunghe chiacchierate, una volta dissi alla mia figlia maggiore, ancora adolescente, che non avevo mai fatto grandi sacrifici, né per lei né per sua sorella. Fui frainteso perché, da adulta, riuscì ad estrapolare quel concetto dal contesto e a stravolgerne il senso...

 

Un giorno eravamo in un parco giochi a Piazza Silvio D’Amico. Didì, che aveva circa quattro anni, voleva per forza usare uno scivolo sul quale c'era scritto “vietato ai minori di 6 anni”. Vaglielo a spiegare, a una bambina, che un gioco per bambini è proibito! Decisi di farcela andare ugualmente, sotto gli occhi inorriditi delle mamme presenti. Iniziò a salire la scaletta, troppo alta per lei, in effetti. A metà salita perse la presa e cadde improvvisamente all’indietro. L'agguantai al volo e la riposizionai immediatamente nel punto della scala da cui era caduta. Continuò a salire e, arrivata in cima, fece la sua bella discesa. È così che stanno le cose, secondo me: devi calcolare il rischio, accettarlo e tenerti pronto ad ogni evenienza. Far crescere i propri figli è sicuramente molto impegnativo e questo nessuno può negarlo. Per me, fu come imparare a suonare la chitarra: c'erano momenti assai frustranti durante i quali faticavo tantissimo senza apparenti risultati. Ma non fu lo spirito di sacrificio a farmi persistere: fu la passione!

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La gente comune fa sacrifici tutti i giorni e questo accade indipendentemente dall'avere o meno dei figli. Quando, per campare, sei costretto a fare un lavoro che non ti piace, stai facendo un sacrificio. Quando soffochi il tuo entusiasmo, stai facendo un sacrificio. E quando fingi di non desiderare niente stai facendo il sacrificio più grande di tutti.

Ecco... IL DESIDERIO! L'unico vero motore, l'ingrediente segreto che rende possibile, quando è ardente, il raggiungimento di qualsiasi meta

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 – Ricordati di chi c'era quando stavi male, perché saranno le persone che vorrai accanto quando tutto andrà bene. – (Marilyn Monroe)

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Nella vita può capitare di ritrovarsi inaspettatamente col culo per terra. Ma quando si cade, di solito, ci si rialza. E non perché si è forti, semplicemente perché non c'è alternativa! Rimettersi in piedi, però, ha un costo... e aumenta ogni volta che ti ritrovi in ginocchio perché, col passare del tempo, diventi sempre più debole e indolente. Le difficoltà non fortificano. Le difficoltà sfiancano. L'unica nota positiva nel ritrovarti a terra è che, da quella prospettiva, scopri chi sono i veri amici. Si dice che bisogna avere il coraggio di chiedere aiuto. Io non sono molto bravo in questo. Però, quando mi ritrovo col culo per terra, non lo nascondo. Se puoi e vuoi darmi una mano, non serve che te la chieda. E non la rifiuto di certo! D'altro canto non è forse vero che, quando confessi di trovarti in difficoltà, spariscono tutti? Il loro imbarazzo è... imbarazzante. Con questo tipo di "amicizie", domandare esplicitamente aiuto non serve assolutamente a nulla. 

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Salire in alto

Restare soli

Non sapere come scendere

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                                                                             (Oliviero Beha)

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Arrivare primi è il sogno di tanti. Ma poi, come recitava una vecchia canzone, soltanto uno su mille ce la fa. La fortuna però non basta. Ve lo dice uno che l'ha vista da vicino, la fortuna. Da dietro un vetro, come al rettilarium. E so con assoluta certezza che occorre anche "il talento" per saperla sfruttare. Solitamente, chi sa approfittare della dea bendata, diventa "una voce" per gli altri 999 che non l'hanno nemmeno vista di sfuggita, sussurrandogli: "Se ci sono riuscito iooo... puoi riuscirci anche tuuu". Ma è una gigantesca, immensa, abominevole presa per il culo! Per te come per gli altri 998 che "il fortunato" ha (in)consapevolmente sacrificato sull'altare del "Successo". Adesso che lo sai, prima di arrabbiarti, conta fino a mille! Accetta di essere uno qualunque di quei 999, anche se questo richiederà un grande sacrificio da parte tua. E non invidiare chi ce l'ha fatta! È degradante! Anche desiderare di essere invidiati lo è. Del resto, continuare a illudersi che, chi è arrivato in cima, lo abbia fatto anche per chi è rimasto giù, è da esaltati. Vincere a qualsiasi costo, calpestando la propria dignità, è squallido. Slealtà, inaffidabilità e opportunismo non sono opzioni che valga la pena considerare. Oltretutto, per ogni individuo che vince ne restano 999 che pèrdono! Com'è possibile desiderare una cosa così crudele? 

 

Il successo è un terribile participio passato. 

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- Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All'umanità che ne scaturisce. A costruire un'identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare. A questa antropologia del vincente, preferisco di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco. Ma io sono un uomo che preferisce perdere, piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so. E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù. - (Pier Paolo Pasolini)

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Ogni rapporto umano implica compromessi. Il limite di ogni compromesso è la propria dignità. Niente aiuta a fare selezione come la delusione... 

Ci sono persone che non si scuseranno mai per quello che ti hanno fatto, ma ti incolperanno sempre per il modo in cui hai reagito. Non occorre cercare di comprenderne le ragioni: a queste persone, non piaceresti in nessun caso perché la tua essenza irrita i loro demoni.

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- Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti - (Luigi Pirandello)

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Ho davvero creduto molto nel dialogo, in passato. Poi mi sono trovato sempre più spesso coinvolto in una sorta di sfida a "braccio di ferro": discussioni sterili il cui unico scopo non era quello di capirsi ma di annichilire l’interlocutore, traendone una sottile soddisfazione nel riuscirci. Le perle ai porci. Mai e poi mai mi sarei abbassato a dire cose che non pensavo, o che fossero addirittura false, soltanto per il gusto di "vincere", ferendo (a tradimento) la persona con cui mi stavo confrontando! Soprattutto se asserivo di volerle bene. Così ho smesso di crederci. Lo so, è equivalso ad alzare dei muri ma, invecchiando, ho imparato che è impossibile azzerare la distanza tra significante e significato, nel descrivere il blu del cielo a un "non vedente" dalla nascita. Poeti, non lo siamo tutti...

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- I nostri segreti e le nostre menzogne sono esattamente ciò che ci definisce. Quando la verità ci offende, noi mentiamo, e mentiamo, finché neanche più ci ricordiamo che ci fosse una verità. Ma c'è, è ancora là. Ogni menzogna che diciamo, contraiamo un debito con la verità. Presto o tardi quel debito va pagato. Essere uno scienziato vuol dire essere un ingenuo. Siamo così presi dalla nostra ricerca della verità da non considerare quanti pochi siano quelli che vogliono che la scopriamo. Ma la verità è sempre li, che la vediamo o no. Alla verità non interessano i nostri bisogni, ciò che vogliamo. Non le interessano i governi, le ideologie, le religioni. Lei rimarrà li, in attesa, tutto il tempo. 

Se una volta temevo il costo della verità, ora chiedo solo... qual è il costo delle bugie? -

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Tratto dalla mini-serie "Chernobyl” di Craig Mazin

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Non bisognerebbe mai regalare proiettili a qualcuno che non ti spara alle gambe.

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