9 GENNAIO 2020
Devo confessare che fare il pendolare, per quanto mi riguarda, è davvero angosciante. Ho iniziato nel febbraio del 2015 e, percorrere ogni giorno tutta quella strada per arrivare a lavoro, mi procura ansia. Tantissima ansia, ai limiti del patologico. Soprattutto durante i mesi più freddi. In questo periodo dell'anno, quando esco di casa per andare a lavorare, è ancora buio pesto. Non incontro mai nessuno, neanche una persona che porti a spasso il cane. La temperatura è costantemente sotto lo zero e il freddo è umido. Mi sembra di essere il Dottor Živago! Quando non piove, c'è spesso un vento gelido che accompagna una fitta nebbia dovuta al fatto che Orte si erge su una torta di tufo in riva al Tevere. Per andare a prendere il treno delle 6:30, preferisco usare la mia auto, anche se esiste un servizio di navetta che porta dal centro storico alla stazione. Questo per ridurre le variabili che potrebbero causarmi ritardo. Sono ossessionato dalla puntualità. Anche perché i treni, in provincia, non passano di certo ogni 3 minuti! Lavoro in una scuola media, in Via Ennio Bonifazi 64, nella periferia a est della Capitale, e l'entrata dei ragazzi è alle 7:50. Quando ci arrivo, si è fatto giorno da poco.
Prima di scoprire la Street Photography, il tragitto che andava da casa a lavoro era diventato un vero e proprio incubo, per me. Scattare foto in stazione è stato terapeutico. Ora vivo l'attesa di giungere a Roma Termini quasi fosse la mia catarsi. Durante il viaggio, penso intensamente alle immagini interessanti che costituiranno il mio prezioso bottino se solo avrò il coraggio di puntare l'obbiettivo per catturarle. È una sorta di meditazione per acuire la mia capacità di osservazione. È l'accordatura dell'overture… È l'ansia che si placa quando, per sintonizzarmi con gli altri, dimentico me stesso.